I catechisti sono educatori dei fratelli alla Fede

Scritto il 25 Giugno 2009.di Mons. Luigi Bommarito – Arcivescovo emerito di Catania
I catechisti sono, insieme al Vescovo e ai Parroci, educatori dei fratelli alla Fede.Educatori alla Fede. È, qui, miei cari, il punto-forza della vostra dignità e della preziosità del vostro servizio nella Chiesa di Dio.Educatori alla Fede, oggi. In questa determinazione dell’oggi, c’è, miei cari, tutta la difficoltà dell’odierno vostro, nostro ministero di annunzio e di educazione alla Fede. Il tempo in cui la Provvidenza ci chiama a testimoniare la salvezza è tempo di un mondo secolarizzato.Non ci fermiamo alla fenomenologia della secolarizzazione; oggi tutti ne parlano, troppi ne fanno la diagnosi anche senza poterne indicare la terapia…Noi ci limitiamo a dire che la secolarizzazione consiste e si caratterizza nell’affermazione dell’autonomia del mondo, della storia dell’uomo.Il mondo secolarizzato, la cultura secolarizzata che noi in fondo respiriamo, si caratterizza non tanto per il suo ateismo o per una dottrina contro Dio o contro la religione, quanto piuttosto per la sua indifferenza al problema di Dio o della religione, volta com’è, la secolarizzazione, ad affermare la centralità dell’uomo – antropocentrismo – e l’autonomia e la sufficienza delle realtà terrestri, disinteressandosi completamente dell’« ipotesi » inutile di Dio. E afferma che la civiltà e il mondo senza Dio vanno avanti lo stesso!E cosi il rapporto con Dio è emarginato e considerato o al di fuori della storia – e diventa semplicemente un mito alienante dai compiti terrestri – o inglobato nella storia generale dell’uomo come un momento dello sviluppo dell’uomo a cui seguiranno altri momenti in cui il fatto religioso potrà essere dimenticato, o individualizzato, comunque minimizzato.Perciò è chiaro che in un mondo secolarizzato come il nostro non vi è posto per un Dio che sia pienamente inserito nella storia degli uomini. Finché resta nella trascendenza lontana, lo si sopporta magari come ipotesi infruttifera anche se è consolatoria per l’animo umano! Ma se Dio lo si intende inserito nella storia, cosi come l’incarnazione del Verbo ce lo inserisce, allora, con un processo di rigetto, simile a quello del rigetto biologico, il mondo secolarizzato, lo respinge.Questa impostazione, questa motivazione del mondo secolarizzato ci costringe a modificare, a purificare il nostro concetto di Fede.Se noi presentiamo al mondo una Fede fatta soltanto di religiosità naturale, e talvolta magica, è chiaro che ha ragione la secolarizzazione a respingere un tale modo di presentare la religione e la Fede.Come pure se concepiamo la nostra Fede come una accettazione concettuale del Dio trascendente e lontano, ma non esistenzialmente inserito nella nostra storia e nella vita, siamo si accettati ma senza alcuna originalità, senza apporto di idee, di lievito e di fermento nel mondo di oggi.Allora è urgente rivedere il nostro concetto di Fede: sottrarla sia da impostazioni di pura pratica religiosa come da contenuti solo dottrinali ed esterni.La Fede è vita, la Fede ha valore nella misura in cui entra nell’esistenza umana, si fa atto personale dell’individuo, incontro interpersonale dell’uomo con Dio, si inserisce nella realtà del mondo cosi come Dio vi si è inserito per smuoverlo e trasformarlo non contro l’uomo, ma nella ricerca, nello sviluppo e nella realizzazione piena dell’uomo.La Fede è nello stesso tempo antropocentrica e teocentrica; ha non un solo centro di gravitazione, ma un duplice centro gravitazionale, l’uomo e Dio, che si unisce, in sintesi, nel Cristo Dio, uomo nuovo.È pertanto Dio fatto uomo in Cristo Gesù, che è diventato punto di concentrazione e di sintesi di tutta la realtà umana, punto vertice, compimento e pienezza della Rivelazione.La rivelazione, o parola di Dio, è la comunione che Dio stabilisce con l’uomo attraverso eventi e parole: eventi che contengono parole, parole che esplicano gli eventi.La rivelazione non è insegnamento cattedratico con cui Dio colma la nostra insufficienza razionativa, per supplire alla nostra congenita incomunicabilità con lui, ma è invece comunione di vita, comunione di amore che Dio intende stabilire con l’uomo; sul piano creaturale creandolo e amandolo e facendone il centro dell’universo e sul piano redentivo, andando a lui, raggiungendolo per stabilire con lui una comunione interpersonale.La rivelazione non è un insegnamento che Dio impartisce all’uomo, ma è Dio stesso che comunica la sua vita all’uomo e poiché il primo modo di comunicarsi all’uomo è parlare, e parlare il suo linguaggio, ecco che Dio parla all’uomo attraverso i segni creaturali, poi attraverso i profeti per mezzo dei quali Dio convoca un popolo e lo chiama e lo raduna, sino a quando la rivelazione si fa più chiara e la Parola stessa vivente di Dio, il Verbo, si fa uomo!È nel mistero dell’incarnazione che si consuma e giunge al suo apice di perfezione totale la comunione rivelatrice di Dio con l’uomo. Non soltanto egli ha parlato ai Padri per mezzo dei profeti – dice la lettera agli Ebrei – ma in questi ultimi tempi ha parlato per mezzo del Figlio suo che ha costituito erede dei secoli.La rivelazione dunque è veramente vitale, esistenziale, storica comunicazione di Dio all’uomo, realizzata in Cristo Gesù, vero uomo e vero Dio.Ma la parola di Dio, entrata con Gesù Cristo nella storia degli uomini, rimane in eterno! Cioè la Parola di Dio, fatta carne non è soltanto un punto della storia del passato – di cui possiamo essere nostalgici – ma è una realtà che si fa attuale nel presente, si fa avvenimento nella Chiesa!La Chiesa, popolo di Dio nel mondo, è la presenza operante di Cristo attraverso i « segni » visibili che sono gli uomini che compongono la Chiesa, che sono i sacramenti di cui la Chiesa dispone per attualizzare la presenza del Signore.La parola di Dio perciò, rimane e continua a interpellare l’uomo, oggi, ora, in ogni tempo, in ogni momento del tempo e in ogni angolo dello spazio. Essa, Parola vivente, si fa « avvenimento » nella Chiesa, ossia « passaggio » di Dio, nel momento storico in cui viviamo, ci chiama e ci interpella e ci canta tutto l’amore di Dio Padre!Di fronte a questa parola di Dio che, attraverso « i segni dei tempi », si fa attuale, viva, interpellatrice, non di ieri ma di oggi, di fronte a questa parola di Dio che è Cristo stesso incarnato e presente nella Chiesa, si colloca la Fede che è risposta, personale esistenziale e concreta e libera, all’appello di Dio nella comunità degli eletti.La Fede è una resa a Cristo, parola vivente di Dio, e diventa perciò una « sequela Christi » un mettersi al seguito di Cristo, sicuri della sua parola, della sua persona, della sua vita!La Fede è vita in Gesù. Non si crede a delle formule; ma, se mai, la Fede si esprime in formule. Anche la teologia tomistica affermava giustamente: «Actus credentis non terminatur ad enuntiabile, sed ad rem». L’atto del credente non termina all’enunziato ma all’oggetto, alla persona, a Cristo.Della Fede quindi e dell’educazione alla Fede non dobbiamo avere una concezione « illuministica » e, sul piano pedagogico il nostro servizio non può esaurirsi nell’insegnare formule astratte di una ideologia ma in un aiuto paziente, delicato perché quanti la Provvidenza affida al nostro ministero di catechisti diano a Cristo che li chiama una risposta di Fede personale e generosa inserendosi in Lui e inserendo Lui nella loro vita.In che cosa consiste credere in lui? si domandava S. Agostino. E rispondeva: «Credendo amare, credendo diligere, credendo in eum ire, eius membris» incorporari Credendo amarlo, credendo prediligerlo, credendo andare verso lui, incorporarsi nelle sue membra, entrare nella Chiesa. Così la Fede ha per oggetto e per termine la Chiesa! che è sacramento di Cristo, il suo modo di rivelarsi, di esprimersi e di comunicarsi attraverso il tempo e la storia! La Fede cosi, oltre ai contenuti antropologici e teologici, ha una precisa dimensione ecclesiologica e non è, come la secolarizzazione ci impone a ripensarla, una inutile ipotesi ma una realtà concretizzata in cui avviene l’incontro personale dell’uomo con Dio.È vero che la Fede, come la rivelazione, è iniziativa di Dio ma questo dono di Dio, come un germe, ha bisogno di essere sviluppato nell’intimo della personalità umana toccata dalla parola di Dio; richiede una educazione della persona umana.E non è soltanto il fanciullo che ha bisogno di questa educazione alla Fede, ma è l’uomo che sempre ha bisogno di questa educazione di se stesso per accogliere la parola di Dio. Non solo, ma è la stessa chiesa nel suo complesso e nella sua storia che ha bisogno di questa autoeducazione (D.V. 8).E cosi la comunità ecclesiale della storia della salvezza è docente ed è discente.La Chiesa locale si qualifica per questa sua capacità di ascolto della Parola e di capacità comunitaria di educazione alla Fede secondo i ben chiari e ineludibili tre criteri.Il primo criterio fondamentale dell’educazione alla Fede è la fedeltà a Dio. È lui che ci chiama e si fa parola vivente in Cristo. È Dio che infondendo lo spirito del Signore nella Chiesa e nei singoli fedeli da agli uomini la capacità fondamentale di rispondere alla sua parola. Questa iniziativa di Dio dev’essere rispettata con pazienza e il catechista, pur adoperando con puntualità tutte le risorse creative che sono proprie dell’educare, mai parla a suo nome ma in nome di Dio e deve ritirarsi ad aspettare, nel silenzio, che Dio provochi la risposta alla sua Parola.L’altro criterio fondamentale della educazione alla Fede è la fedeltà alla Chiesa, come comunità di credenti gerarchicamente organizzata, portatrice nel mondo della parola vivente di Dio. La Chiesa, che nei segni sacramentali si fa « avvenimento salvifico » e che è il segno della comunione degli uomini con Dio e tra di loro. È quindi la costante fedeltà alla chiesa che deve distinguervi, carissimi catechisti: ad essa dovete sempre riferirvi per non cadere in soggettivismi esclusivi ed individualistici. Ed infine l’altro fondamentale criterio per l’educazione alla Fede è la Fede all’uomo che dev’essere educato e salvato. Fedeltà alla sua concreta situazione,ai vari momenti della sua età evolutiva, ai suoi personali problemi e aspirazioni e alla sua capacità d’intelligenza e di volontà. Questa fedeltà all’uomo e alle leggi di crescita e alla sua situazione nella storia ce la insegna Dio nella sua secolare pedagogia della Rivelazione!Con lo sguardo e il cuore fissi a questa triplice fedeltà, con la testimonianza della vostra vita, con il vostro preciso e puntuale insegnamento, voi, cari catechisti, avete il gravoso e gioioso ministero di preparare l’uomo ad incontrarsi con Dio, lo aiutate a realizzare la comunione con Lui e a dargli quella risposta vitale che trasformerà e valorizzerà la sua vita e la sua storia.A voi catechisti questo compito fondamentale di essere autentici e credibili educatori alla Fede attraverso una profonda e vitale fedeltà a Dio, alla Chiesa e all’uomo di oggi.Vi sorrida e vi aiuti la Madonna, Virgo fìdelis. Amen.

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