Giovedì 22 maggio 2014 5ª Settimana di Pasqua

  • VANGELO (Gv 15,9-11)
    Rimanete nel mio amore, perché la vostra gioia sia piena.
  • Dal Vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche Io ho amato voi. Rimanete
    nel mio Amore. Se osserverete i miei Comandamenti, rimarrete nel mio Amore, come Io ho osservato i Comandamenti del Padre mio e rimango nel suo Amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». Parola del Signore
    Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
    Lunedì scorso sui quotidiani campeggiava un titolo curioso: “Lettera al Papa di 26 amanti di Preti e Religiosi”. Nell’articolo veniva spiegato che si tratta di donne e questo è un aspetto meno tragico, nel senso che pur
    trattandosi di peccati contro il 6° Comandamento non c’è l’aggravante del peccato contro natura commesso con
    altri uomini. L’omosessualità nella Chiesa è esplosa al pari dell’immoralità nel mondo.
    La causa principale è la continua offerta immorale che arriva dai mezzi di comunicazione, anche se la responsabilità rimane degli utenti. La televisione e il web sono l’occasione per conoscere ogni forma di immoralità. È l’analisi di uno studioso, afferma che queste opportunità sempre disponibili catturano i più deboli e li trascinano nel mondo dell’oscenità. I più sensibili rimangono i giovani, in molti casi i bambini che utilizzano liberamente il telecomando e il mouse.
    La lettera in questione mi ha lasciato amareggiato, più che sorpreso ero sconcertato. Non tanto per la richiesta di queste donne perché ne abbiamo sentito tante di storie curiose, mi ha colpito la pubblicazione della lettera
    e mi sono posto questa domanda: come potevano queste donne scrivere insieme se ognuna mantiene l’anonimato, soprattutto questi 26 Sacerdoti attenti a non svelare le loro storie di peccati?
    La lettera senza molti giri di parole chiede al Papa di permettere ai Preti di sposarsi, permettendo ad
    essi di avere una famiglia.
    Ma il Prete ha già una famiglia immensa, non sono solamente i parrocchiani, è la Trinità Santissima la sua
    famiglia da amare con tutto il cuore. Non può dividere questo amore con la passione carnale, è una scelta di
    amore totale diventare Sacerdoti. Chi vive nella preghiera non ha bisogno di cercare consolazioni umane, basta
    Dio, è sufficiente la sua Grazia.
    Il Prete ha un’altra grande famiglia: è il mondo. Sono le persone da amare in Dio senza seguirle nelle loro
    debolezze umane.
    Il Consacrato dedicato pienamente a Dio e alla salvezza delle anime è forte nello spirito e non cade mai nelle debolezze della carne. È più forte di ogni debolezza, è dominatore della sua volontà e i diavoli hanno paura
    della sua presenza, della sua preghiera.
    Ecco perché il problema del celibato non si pone, anche i più deboli sono in grado di vincere ogni forma di
    tentazione, ma non da soli, rimane impossibile questo. Con l’aiuto di Gesù tutto è possibile. Devono pregare
    molto ogni giorno, questo è l’impegno gioioso della loro missione e non un obbligo giornaliero. Devono vivere
    virtuosamente ogni circostanza della vita e saranno sempre superiori ai diavoli. Devono chiedere umilmente la
    forza per superare ogni seduzione satanica.
    Quindi, qualcuno ha voluto far conoscere la lettera per suscitare un dibattito mondiale sulla opportunità di eliminare il celibato dei Preti. Sarà stato un funzionario del Vaticano, un usciere, qualcuno che però ha un interesse personale nella questione. Ma l’usciere non è un Prete, quindi rimane coinvolto un Consacrato nella diffusione della lettera.
    La questione del celibato è delicata, la posso però spiegare con poche parole: nessun Prete è obbligato
    a restare tale, se vuole sposarsi può sempre chiedere la dispensa e formarsi una famiglia. È preferibile un
    buon padre di famiglia che un Prete corrotto.
    Io non credo che una lettera con questo contenuto sia stata scritta da 26 donne. C’è qualcosa che non quadra,
    anche perché queste donne dovrebbero conoscersi e questo è difficile per tante ragioni, la prima che penso è il
    timore per quelle sposate di svelare l’adulterio. Inoltre, le donne non abitano nella stessa città, non hanno avuto
    mai il desiderio di raccontare ad altri i loro peccati inconfessabili.
    Non vogliamo condannare le donne che mantengono relazioni sessuali con Preti e Religiosi, condanniamo i
    loro peccati, la debolezza di acconsentire a relazioni indecenti e spesso extraconiugali. Ci sono casi in cui è la
    donna a cedere, avviene di tutto in questi casi, non si può stabilire la colpevolezza.
    I Consacrati non dovrebbero dare occasione di mondanità, né farsi ritenere come uomini del mondo, implicitamente desiderosi di commettere questi peccati. La donna ha molte attenuanti, deve sempre ricevere massimo
    rispetto dal Sacerdote e molti consigli opportuni per vivere santamente la sua condizione in famiglia o se vuole
    formarsi una sua famiglia.
    La discussione sul celibato nella Chiesa è più che mai attuale e sono in molti a discuterne. Non vedono il
    problema con gli occhi della Fede e pensano solamente a raggiungere questa liberazione, senza riuscire a ragionare con un po’ di logica. Adesso che vivono nel celibato, molti Preti rimangono in parrocchia per due o tre ore
    al giorno, una volta sposati, faranno meglio in parrocchia o ci andranno solamente per la Messa?
    Adesso non riescono ad ottemperare ai tanti impegni dovuti al sacro ministero, da sposati riusciranno a farlo? Ameranno i parrocchiani come i loro familiari oppure si concentreranno solo sulla famiglia di sangue e dimenticheranno le esigenze spirituali dei parrocchiani?
    Il Sacerdote ha accolto la chiamata di Dio e ha deciso di donare a Lui la sua vita, dimenticando se stesso e tutti i piaceri.
    Se in seguito cambia parere e avverte la solitudine, il motivo non è la mancanza di una donna, è invece la
    perdita di Dio, il distacco dalla sua Grazia, la fiacchezza spirituale. E questo ci può stare perché un Sacerdote
    non è un robot, però una volta riconosciuta la debolezza, bisogna risalire e raggiungere livelli spirituali elevati.
    Deve farsi aiutare da un Padre spirituale esperto di ascetica e contemplativo.
    Non siamo per il celibato come una specie di carcere inevitabile, ognuno è libero delle sue scelte, non è costretto a restare in parrocchia e può sposarsi iniziando una nuova vita, con un altro lavoro. Tradisce però la sua
    vocazione e abbandona la straordinaria missione a cui era stato chiamato. Restare in parrocchia e continuare a
    minare il celibato con attacchi iniqui per coinvolgere anche altri Preti, non è un atteggiamento cristiano.
    Sappiamo tutti che è volontà di Dio il celibato e non l’invenzione di qualcuno. Il Sacerdote è chiamato
    alla santità per aiutare i credenti al raggiungimento della salvezza eterna. Ma se non riesce a curare la
    sua anima, come potrà aiutare i peccatori, gli ammalati e quanti sono disturbati dai diavoli?
    1 Ave Maria per Padre Giulio
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